mercoledì, novembre 15, 2006

Il testo dell'appello

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Vari segnali ci indicano che il pianeta è sull'orlo del tra­collo sociale e ambientale. Tuttavia, ci sono ancora dei mar­gini di recupero e questo ci carica di una responsabilità par­ticolare. La chiave della soluzione è racchiusa nella parola "so­brietà", che interpella prevalentemente noi, opulenti del Nord. Solo accettando di produrre e consumare di meno potremo fermare il saccheggio del Sud del mondo, le guerre per l'ac­caparramento delle risorse, il degrado del pianeta e consenti­re agli impoveriti di costruire il proprio sviluppo.
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Apparentemente, la sobrietà è solo una questione di stile di vita. In realtà, è una rivoluzione economica e sociale che manda in frantumi il principio su cui è costruito !'intero edi­ficio capitalista. È il principio della crescita, invocato non so­lo dalle imprese, ma anche da chi si batte per i diritti, in base al credo che senza crescita non possa esistere sicurezza so­ciale né piena occupazione.
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Fino a oggi nessuno ha osato mettere in discussione que­sto dogma e stiamo affogando nella nostra opulenza iniqua e violenta. Ma non è vero che l'unico sistema possibile si basi [si debba basare] sulla crescita. Se riuscissimo a ridimensionare il ruolo del de­naro e del mercato, ci renderemmo conto che è possibile co­struire un'altra economia capace di farci vivere bene pur di­sponendo di meno.
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Se riuscissimo ad avere un'altra conce­zione del lavoro, della ricchezza, della natura, della solidarietà collettiva, ci renderemmo conto che è possibile costruire un' al­tra società capace di coniugare sobrietà, piena occupazione e diritti fondamentali per tutti. Ecco perché la sobrietà è mol­to più di una filosofia di vita. È un progetto politico che si fa alternativa al sistema.
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Abbiamo poco tempo a nostra disposizione. Le risorse si fanno sempre più scarse e si intensificano le guerre per il lo­ro controllo. L'accumulo di anidride carbonica, associato alla distruzione delle foreste, sta provocando rapidi cambiamenti del clima. Se non poniamo un freno alla nostra iperprodu­zione e al nostro iperconsumo condanneremo i nostri figli a fronteggiare disastri ambientali e sociali dalle proporzioni in­calcolabili. Per questo dobbiamo avere il coraggio e la re­sponsabilità di batterci per un'alternativa. L'alternativa della sobrietà equa e solidale.
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Il richiamo a questa esigenza non è un invito ad abban­donare le nostre lotte quotidiane per piccoli obiettivi a porta­ta di mano. Al contrario, dobbiamo rafforzare questo tipo di impegno. Ma dobbiamo viverlo nel contesto di un progetto co­mune di lungo respiro. Solo così potremo valorizzare in pie­no i nostri sforzi e dare un senso di unità alle molteplici ini­ziative che ogni gruppo assume nel suo specifico.
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Nella nostra pratica quotidiana abbiamo imparato quan­to sia importante fermare ogni sopruso e strappare al potere anche il più piccolo cambiamento. Ma abbiamo anche appreso che il lavoro di rattoppo è insufficiente. Quando la macchina scarica troppi fumi, quando sbanda, quando lo sterzo non tie­ne più, non basta intervenire sulla carrozzeria. Dobbiamo so­stituire il motore e riprogrammare la centralina elettronica. Fuor di metafora: dobbiamo progettare l'alternativa.
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Per questo, a nome del Centro Nuovo Modello di Svilup­po, chiedo a ogni gruppo, a ogni associazione, a ogni movi­mento, grande o piccolo, laico o religioso, culturale o politi­co, per l'ambiente o per i diritti, di discutere al proprio inter­no la prospettiva di una società basata sulla sobrietà equa e solidale. Inoltre, chiedo a chi dovesse condividere questa po­sizione di mettersi in contatto con il Centro, per proseguire insieme il cammino a sostegno di questa alternativa. È tem­po di dotarci di un progetto comune che ci indichi la direzio­ne di marcia, ci aiuti a progettare le nostre battaglie e le no­stre strategie quotidiane, riaccenda entusiasmi, speranze, par­tecipazione.
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Il nostro indirizzo è: Centro Nuovo Modello di Sviluppo, via della Barra 32, 56019 Vecchiano (Pisa), fax 050-827165, e-mail: coord@cnms.it